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La storia del Monte Pisano in 24 ore – Parte 1 di 3

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Che cosa direste se vi dicessimo che in antichità il Monte Pisano ha attraversato periodi in cui il clima era inizialmente quello tipico polare, per poi passare a quello della savana e successivamente a quello dei tropici? Con l’aiuto della dottoressa Margherita Bianchi, che con grande dedizione ha svolto un’importante ricerca a 360° su quello che è il nostro territorio, andiamo a scoprire la storia completa del Monte Pisano attraverso la geologia, la sua vegetazione e la fauna. Un viaggio completo a ritroso nei millenni, ricco di sorprese e fatti inaspettati mai percorso fino ad oggi.

Salta alla parte 2 – La Vegetazione del Monte Pisano

Salta alla parte 3 – La Fauna del Monte Pisano

Il Monte Pisano è un rilievo montuoso che s’innalza ripido a dividere, come una muraglia, le pianure di Lucca e di Pisa; è cinto a nord dal fiume Serchio e a sud dall’Arno. Costituito da monti di modesta altitudine e con pendii relativamente ripidi, tra le cime principali ricordiamo il Monte Serra (917 m s.l.m.) e il Monte Faeta (830 m s.l.m.).
Geograficamente questi rilievi rappresentano la parte centrale della “Dorsale Medio Toscana”, delimitata a nord dalle Apuane e verso sud dalla Montagnola Senese.
Il clima del Monte è di tipo mediterraneo, temperato-umido con aridità durante la stagione estiva. Spesso ci si riferisce a questo massiccio montuoso al plurale con l’espressione “Monti Pisani”, ma dal momento che è un unico rilievo è più corretto utilizzare il termine al singolare.
Il Monte Pisano infine è considerato un Sito di Importanza Comunitaria (SIC), ovvero un’area protetta istituita in base alla presenza di habitat naturali o seminaturali, animali o vegetali considerati di interesse comunitario dalla direttiva “habitat” n. 92/43/CEE.

Vista panoramica dal monte pisano

Monte Romagna – Molina di Quosa

La Geologia – La storia del Monte Pisano in un giorno.

Non si può comprendere il presente di un’area, che sia un’estesa pianura, un corpo d’acqua o un massiccio montuoso, se non si cerca di comprendere il suo passato. Quindi la domanda sorge spontanea: qual è la storia del Monte Pisano?
Iniziamo il nostro viaggio con un salto indietro nel tempo. Stiamo parlando di un tempo antichissimo, lontano milioni e milioni di anni, e più indietro riusciamo ad arrivare più arriveremo a comprendere l’attuale. Questa analisi a ritroso può avvenire grazie alle rocce che affiorano dalla terra e all’applicazione di una scienza complessa quanto affascinante: la geologia.

Dividiamo la storia in 24 parti, come le ore di una giornata

Gli studiosi del Monte Pisano sono riusciti ad arrivare, datando le rocce, all’incirca fino a 500 milioni di anni fa, all’inizio di un’era chiamata Paleozoico. Difficile fare un’astrazione mentale che ci possa far capire realmente cosa significhi 500 milioni di anni. Per questo motivo forse un piccolo stratagemma può aiutare! Proveremo a immaginare l’intervallo di tempo che intercorre tra l’inizio del Paleozoico ed oggi come se si svolgesse nell’arco di 24 ore. Allora potremmo dire che facciamo partire la nostra avventura alle ore 00.00 (cioè la mezzanotte).
E’ importante ricordarsi che il Monte in quanto rilievo montuoso non è sempre stato lì. Il suo innalzamento per corrugamento della crosta terrestre iniziò all’incirca tra 40 e 35 milioni di anni fa. Quindi, quando parliamo del “passato” del Monte ci riferiamo all’area in cui adesso si trova e alle storie racchiuse nelle rocce che quel corrugamento, molto recente se parliamo in termini geologici, ha riportato alla luce.
Per raccontare ciò che rappresenta solo un frammento di questa lunghissima storia abbiamo preso spunto dalla galleria espositiva sulla storia geologica dei Monti Pisani presso il Museo di Storia Naturale di Calci, curata dal Professor Bianucci (Università di Pisa), di cui ne consigliamo la visita per potersi immergere in diversi paesaggi preistorici abilmente ricostruiti.

Dove si trovava alle ore 00.00 la zona dove attualmente sorgono i Monti?

Siamo, pensate un po’, in prossimità del Polo Sud! E dunque siamo completamente sommersi da un oceano che si chiamava Oceano Iapeto. Siamo intorno a 470 milioni di anni fa ed il clima è molto, molto freddo. Questa immersione nelle acque del circolo polare antartico durò per più di 100 milioni di anni. Riuscite a immaginarlo? Come ben sappiamo, la stabilità non è propria della natura che ci circonda, e allora come adesso le terre emerse o sommerse si spostavano, molto lentamente, trasportate dal movimento delle placche. Seguendo questo lento movimento che dura milioni di anni, facciamo un mega balzo in avanti, in un luogo in cui secondo il nostro orologio immaginario sono le ore 10 del mattino. Eh sì, siamo andati avanti di un bel po’! Infatti non ci troviamo più presso il circolo polare antartico ma in prossimità dell’Equatore. Le terre sono tutte unite in un unico grande continente, chiamato Pangea. Il territorio dove sorgeranno i Monti Pisani si trova adesso solcato da estese vallate, frutto dell’innalzamento di una catena montuosa chiamata catena Ercinica. Il clima è completamente diverso: un clima caldo-umido, equatoriale. La copertura vegetale è costituita da una lussureggiante foresta pluviale, in cui esplorando incontreremmo felci arboree ed equiseti giganti, alti fino a 20 metri d’altezza. Troviamo tracce della presenza di questi antichi organismi vegetali in quelle rocce affioranti dal Monte chiamate Scisti di San Lorenzo.
Procedendo con il viaggio nel tempo, verso le ore 11.00 della nostra giornata, la “Toscana” si trova adesso poco più a nord dell’Equatore, a una latitudine a cui corrisponde l’ambiente di savana; perciò paesaggisticamente non ammireremmo più una umida e verde foresta ma bensì un paesaggio per l’appunto più arido e brullo, in cui le montagne della catena ercinica vanno erodendosi pian piano a causa degli agenti atmosferici. I frammenti di tale erosione saranno quelli che formeranno le rocce riconosciute come Brecce di Asciano. Tale processo proseguirà per 50 milioni di anni circa.

Ruscello in montagna

Valle delle Fonti: tipico ruscello

Il Mesozoico: arrivano i dinosauri

Stiamo addentrandoci in un’altra era, l’Era Mesozoica, che durò 186 milioni di anni e che non fu priva di interessantissimi avvenimenti, come la comparsa degli iconici Dinosauri. L’era dei rettili ci ha lasciato testimonianze paleontologiche incredibili. Al suo inizio comincia il suddividersi in più continenti dell’ex mega continente Pangea. Siamo verso le ore 13.00: stanno avvenendo importanti trasformazioni che causano l’instaurarsi nell’area dei Monti di una grande depressione, una vera e propria rift valley che si sta riempiendo di sedimenti portati dalle antiche montagne e che i fiumi che solcano questa pianura trasportano verso il mare. Quest’ultimo a sua volta si sta insinuando nella piana che sprofonda sempre di più e dall’incontro tra acque salate ed acque dolci, come sappiamo, si originano ambienti deltizi (tipici dei delta dei fiumi) caratterizzati da lagune, paludi ed altre aree umide. E’ a questo intervallo temporale che risalgono rocce con impresse orme fossili di vertebrati (osservabili sempre al Museo di Storia Naturale di Calci) che passeggiavano in questo territorio di transizione tra acqua e terra. Nel successivo Giurassico, verso le ore 15.00 (siamo ancora nell’Era Mesozoica) il mare invaderà completamente la terraferma, andando, come si dice in gergo, in “trasgressione”. Di fatto, il mare trasgredisce il suo confine e sommerge ciò che prima era esposto all’atmosfera.

fossile

Immagine di repertorio: fossile

Dalla Savana ai tropici

Salutiamo l’ambiente di savana e accogliamone uno nuovo, caratterizzato da un mare caldo, di modeste profondità, simile ai mari tropicali attuali. In realtà la fossa sta sprofondando sempre più, e per tutto il periodo del Giurassico siamo, assieme ai nostri Monti, non ancora nati, completamente sommersi dall’oceano. L’Era Mesozoica termina con la famosissima catastrofe che causò l’estinzione in massa di moltissimi esseri viventi, tra cui i Dinosauri. Termina l’era dei Rettili e inizia quella dei Mammiferi con l’avvento di una nuova era, ovvero il Cenozoico, in cui ci troviamo attualmente. Siamo tra le ore 20.00 e le 21.00, e l’innalzamento della catena alpina sta avvenendo, iniziato già qualche milione di anni prima, per un moto di convergenza tra due placche: quella africana e quella eurasiatica. L’oceano allora presente, denominato Ligure-Piemontese, si chiude e viene sostituito da terra emersa. In questo contesto dinamico si sta formando anche la parte occidentale degli Appennini, di cui fanno parte i Monti Pisani, sicuramente un tempo più elevati in altitudine. Il fatto particolare è che però non si affacciavano su una pianura ma si affacciavano sul mare! Erano un vero o proprio promontorio di scogliera, una penisola protesa verso l’acqua e con le Apuane alle spalle. Questo perché un nuovo mare si sta insinuando, verso le ore 23.30, ed è proprio il Mar Tirreno che noi conosciamo molto bene. Ci stiamo avvicinando spaventosamente (sempre in termini di tempo geologico) alla mezzanotte meno un minuto, cioè al momento del nostro arrivo. I continenti si trovano quasi posizionati secondo l’assetto che apprezziamo oggi quando osserviamo una foto del nostro pianeta. Quindi la Toscana era già alle medie latitudini anche se il clima era caratterizzato da temperature maggiori. Nel mare su cui si affacciavano i Monti nuotavano numerosi vertebrati marini antichi, come squali giganti, balene, delfini e foche.

Palme nella foresta tropicale

Immagine di repertorio

Arriva l’Homo sapiens

La nostra specie (Homo sapiens) compare sul Monte a pochi istanti dalla fine di questo viaggio di 24 ore, come fossimo alle 23.59. Emerge la pianura dell’Arno, il mare non c’è più. Susseguitesi fasi che oscillano tra lunghi periodi glaciali e periodi interglaciali, alla fine dell’ultima glaciazione abbiamo i primi stabilimenti umani. Tracce di questi insediamenti si hanno nei ritrovamenti litici avvenuti nelle grotte che costellano il rilievo, di cui la più famosa è la Grotta del Leone, all’altezza di Asciano.
Anche i rinvenimenti delle antiche grotte del Monte sono molto indicativi in quanto rispecchiano le oscillazioni climatiche dovute all’arrivo prima e al ritirarsi poi dei ghiacci: sono stati portati alla luce resti di marmotte, camosci, orsi delle caverne (climi freddi), di iene delle caverne, cervi, caprioli (climi temperati), di ippopotami e leopardi (climi caldi).

Le tre grandi ere (Paleozoico, Mesozoico e Cenozoico), menzionate lungo il corso di questo capitolo sulla storia geologica del Monte, fanno parte dell’eone (eone: in geologia, la più estesa unità cronologica in cui è stata divisa l’età della Terra) chiamato Fanerozoico, ovvero il “tempo della vita manifesta”. Quanti organismi diversi si sono susseguiti sul Monte Pisano! E quanto siamo recenti, noi esseri umani, come manifestazione di questo misterioso fenomeno chiamato vita.

Scimmia imbalsamata

Museo di Storia Naturale di Calci (Pi)

La Vegetazione del Monte Pisano

Con questo interessante capitolo sulle geologia del Monte Pisano vi diamo appuntamento alla prossima settimana. Parleremo della vegetazione del Monte Pisano e di tutti i suoi segreti in un nuovo entusiasmante capitolo di questa preziosa ricerca.

Vai all’articolo

Vi aspettiamo

Con il contributo di P. La Rosa

Biobliografia

  • “La vegetazione del Monte Pisano”, B. Andrea, Sani A., Tomei P. Emilio, “I quaderni del metato”, 2003- 2004, Dipartimento di Agronomia e Gestione dell’Agroecosistema, Università di Pisa.
  • “A pilot study on the use of camera trapping to monitor meso-mammals in an area affected by fire”, Sofia Bertonelli 2021, Università di Pisa.
  • I tesori del Monte Pisano. Le piante e i funghi, Vol. II, Sorbi S.&Scaglia P., Pacini Editore, 2013
  • I tesori del Monte Pisano. Gli animali, Vol. I, Sorbi S.&Scaglia S., Pacini Editore, 2018
  • Note illustrative della Carta Geologica d’Italia, foglio 273, Pisa. A cura di Carosi R., Montomoli C., Pertusati P.C., Sarti G., Frassi C., Leoni L., Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale
  • Studio di Incidenza a supporto del POC – Piano operativo comunale del comune di San Giuliano Terme, Allegato 2b, Giugno 2018
  • La Geologia del Monte Pisano, Società Geologica Italiana.

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Margherita Bianchi

Ciao, il mio nome è Margherita e sono una Naturalista. Fin da bambina ho nutrito un grande amore per la natura e con il tempo è sorto in me il desiderio di contribuire alla sua protezione. Mi sto attualmente specializzando in Conservazione ed Evoluzione presso l’Università di Pisa. Amo la scrittura come forma di espressione personale; mi piace attraverso di essa parlare di ciò che vedo da una prospettiva sia scientifica che personale. Spero con i miei articoli di accendere una scintilla di fascinazione per l’incredibile varietà di esseri che ci circonda e di far comprendere l’importanza della loro salvaguardia.