
Molina di Quosa
L’area di Molina di Quosa era abitata sin dalla preistoria; i ritrovamenti ottocenteschi delle Grotte di Parignana testimoniano persino di una specie di ippopotamo che aveva il suo Habitat naturale nella valle del Serchio.
La presenza romana è documentata in numerosi reperti, e la stessa strada che conduce da Pisa a Lucca è opera dei Romani; a quell’epoca Molina di Quosa era una colonia, ovvero un’azienda agricola. I romani usavano suddividere il territorio in parti chiamate centuriazioni che venivano distribuite ai fedeli della Repubblica romana, i coloni, dopo una accurata bonifica del territorio, frequentemente inondato dalle piene dei fiumi e soggetto quindi a impaludamento. Il nome della colonia era Lugnano (da Leoninus, il nome del proprietario) e si risolveva in una villa signorile con fattoria annessa, situata dove oggi vediamo la villa Studiati-Berni. Dal IV al VIII secolo le colonie furono completamente distrutte dalle invasioni barbariche e le popolazioni della zona si rifugiarono sui monti circostanti. Solo dopo lungo tempo furono possibili rapporti di convivenza tra le genti del luogo ed i Longobardi, in particolare con la costruzione del monastero cristiano di San Michele Arcangelo, che diede origine alla comunità di Quosa nel VII secolo.
Il piccolo insediamento si sviluppò quando venne deciso l’impianto degli opifici che ospitavano mulini e frantoi sul torrente Quosa, nei secoli XI e XII. Molina di Quosa, questo il toponimo che soppiantò i precedenti Lugnano e Quosa, divenne così un importante sostegno alle repubbliche di Pisa e Lucca, che si preoccuparono di dotarla di un vero e proprio sistema difensivo. Tra i secoli XVI e XIX vennero impiantati numerosi altri opifici: se ne arrivarono a contare trenta. Progressivamente smantellati, sono scomparsi completamente dal territorio ed oggi non ne rimane purtroppo neanche un esemplare.