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Rocca della Verruca: Un Viaggio Tra le Pagine della Storia Pisana

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Quanti di noi, nelle limpide giornate di sole, si sono incamminati alla volta di quello che ormai è un simbolo visivo del nostro territorio: la Rocca della Verruca? L’occhio dei pisani è infatti un classico delle passeggiate sul Monte Pisano che i camminatori di tutte le età si concedono sovente, grazie anche alla non particolare difficoltà dell’itinerario, al fascino delle rovine di una rocca militare e soprattutto alla vista mozzafiato che si gode dalla sua cima.

La Verruca: conosciamola meglio

Questo eccezionale e panoramico documento storico della città di Pisa è raggiungibile a piedi attraverso tre percorsi: il primo è parzialmente carrabile e sale da ovest, dipanandosi dalla Torre degli Upezinghi (o di Caprona) verso est fino alla località La Focetta, dietro le cave di Uliveto Terme, procedendo poi sul fianco ovest del Monte Verruca e unendosi a circa 500 metri dalla Rocca al secondo sentiero che proviene da nord, dal Convento di Nicosia di Calci. Il sentiero a est inizia invece a Vicopisano e conduce alla Rocca da nord tramite la cosiddetta Via di Verruca, e costeggiando sul finire le affascinanti rovine dell’Abbazia di San Michele arriva ai piedi dell’accesso alla Rocca; quest’ultimo itinerario è facilmente percorribile a piedi data la poca pendenza del tracciato.

Tuttavia, al di là del fascino paesaggistico e della fruibilità dei sentieri che la raggiungono, la Rocca conserva in sé una lunga storia militare che meglio aiuta a comprendere la sua importanza strategica e difensiva per la città di Pisa, in particolar modo al tempo degli splendori come Repubblica Marinara e quindi in epoca rinascimentale. Vediamo dunque di tratteggiare le linee della sua storia e delle sue peculiarità.

Una fitta rete di avamposti militari

Posta a quota 537 m slm e sita oggi nel territorio di competenza del Comune di Vicopisano, anche se la sua storia è fortemente legata nel corso dei secoli a quella di Calci, la Rocca della Verruca affiora dalla roccia viva dell’omonimo monte, ed è in posizione predominante su tutto il territorio circostante, tanto che, una volta raggiunta la sua sommità, lo sguardo spazia dal Valdarno inferiore fino alle colline pisane, dalla Valdera alle isole dell’Arcipelago, dalle Alpi Apuane alla Corsica, e in giornate limpidissime oltre la costa ligure è possibile riconoscere le Alpi Provenzali. Il toponimo stesso racconta della conformazione orografica del rilievo: verruca, di derivazione latina, significa banalmente protuberanza, ed è quindi comprensibile come questo fosse il luogo naturale su cui edificare la principale sentinella della Repubblica pisana, proprio sull’estremità orientale del Monte Pisano. Tutto il Monte Pisano era infatti costellato da insediamenti, torri di avvistamento e castelli, oggi ormai in rovina, (ad esempio il borgo fortificato di Caprona, i castelli di Vicopisano o Buti, la Rocca di San Paolino a Ripafratta – San Giuliano Terme), e tutti facenti capo alla Rocca: questo sistema a difesa del territorio si basava dunque sul collegamento visivo e anche sonoro tra i vari insediamenti che, al momento dell’avanzata del nemico, provvedevano ad allertare i nuclei su cui insistevano e quelli adiacenti tramite l’accensione di fuochi, sventoli di bandiere e stendardi, e attivazione delle campane (da qui il detto stare in campana). Per la sua posizione strategica dunque la Rocca della Verruca era la fortificazione principe da cui dipendeva la difesa del territorio della Repubblica, e, come si vedrà, rimarrà inespugnata fino all’avvento dei fiorentini, e non senza tribolazioni per questi ultimi. Riguardo la prima fondazione si conservano citazioni sul luogo a partire dall’epoca altomedievale, ma la Rocca inizierà a prendere la forma che noi conosciamo soltanto a partire dal XIII secolo, ampliata e ricostruita anche in epoca successiva a seconda delle necessità di difesa: ancora oggi, un occhio attento può riconoscere tra le rovine le varie fasi costruttive con le loro aggiunte, che non si esauriranno nemmeno dopo la definitiva presa di Firenze, tanto che a partire dal 1509 a metterci mano furono anche Antonio da Sangallo e quindi Luca del Caprino, allievo del Francione, cui si attribuisce la grossa torre cilindrica. Tuttavia, la struttura rimase attiva militarmente solo fino alla definitiva caduta di Pisa sotto Firenze nel 1503, venendo dunque in seguito delle ultime ristrutturazioni abbandonata per inutilizzo.

Struttura della Rocca

L’intero complesso, in verrucano e laterizi, è caratterizzato da una pendenza ad est che segue il declivio naturale del monte, e si presenta a pianta pentagonale, con due grossi torrioni laterali di forma circolare in mattoni nel lato anteriore, di epoca cinquecentesca di cui uno attribuito, come dicevamo, a Luca del Caprino, e due bastioni a spigolo vivo sul lato posteriore in pietra verrucana, la caratteristica pietra del Monte Pisano che prende il nome proprio da qui. L’ingresso alla Rocca avveniva allora come oggi tramite una ripida scala intagliata nella roccia viva a est, e la porta di accesso vera e propria è riconoscibile nelle tracce dei cardini e dei dispositivi di chiusura del sistema trilitico che funge da accesso all’impianto.

Al centro della piazza d’armi è ancora pienamente riconoscibile un alzato quadrangolare identificabile come una cappella, con insoliti accessi laterali a nord e sud coronati da un architrave monolitico, con i resti del timpano di chiusura del tetto e di due finestre strombate sul lato sud est. Una prima fase costruttiva dell’edificio si identifica nei grossi blocchi di pietra verrucana alla base del perimetro, mentre una seconda fase si riconosce nei blocchi di pietra sempre in verrucano ma provenienti da una cava diversa, presso la Buca delle Fate, la stessa che si riscontra nella vicina Chiesa del complesso monastico di San Michele Arcangelo.

Edificata su due livelli, al piano superiore della Rocca si sono perse le merlature e le strutture della copertura, anche se è possibile in alcuni punti identificare le mensole per i camminamenti esterni; mentre al piano inferiore si sono ben conservati gli accessi ai bastioni laterali ed alcuni ambienti interni, come una cisterna quadrangolare, purtroppo però ricoperta di detriti. Il bastione a nord-ovest conserva ancora un ampio ambiente dotato di volte, purtroppo anche in questo caso coperte da detriti, mentre il torrione a sud-est è
dotato di due mine accessibili con scala in pietra fornite da bocche di fuoco, così come il bastione sud-ovest ne presenta una, in difesa delle mura verso sud.

Un passato tormentato

La consegna di Pisa a Firenze il 9 ottobre 1406 ad opera di Giovanni Gambacorti, che aprì all’esercito fiorentino la Porta di San Marco, è l’episodio apripista di tutta una serie di eventi bellicosi che porteranno al definitivo passaggio della Repubblica sotto la rivale, e in questo lungo e doloroso processo la Valgraziosa, il Monte Pisano e quindi la Rocca della Verruca hanno costituito lo scenario di numerose battaglie. Nel marzo del 1431 ad esempio, con l’aiuto delle truppe milanesi, i calcesani riuscirono a riconquistare la Rocca, ma qualche mese dopo i fiorentini la recuperarono distruggendo il borgo di Caprona e il castello di Castelmaggiore in Calci. Soltanto nel 1494, con la discesa in Italia del Re Carlo VIII, ingraziandosi il sovrano, Pisa riuscirà a riappropriarsi dei territori perduti, tra cui anche la Verruca; Firenze non si arrese, ma fu ancora una volta battuta dall’esercito pisano capitanato da Bartolomeo Della Chiostra, in ripresa da Calci, alleato con Venezia e Milano, che sconfisse i fiorentini accampati nell’adiacente Abbazia di San Michele. Gli scontri proseguirono fino all’agosto 1498, quando l’esercito fiorentino costruì il bastione della Pietra Dolorosa, che sovrastava la Rocca in altitudine essendo posto a 681 m slm, riuscendo a riprendere l’Abbazia e da lì assediare per lungo tempo la Rocca. Nel giugno 1503 il presidio della Verruca si arrese all’esercito nemico definitivamente, come farà la città Pisa tre anni dopo, ormai stremata dalla fame e dalle continue vicende belliche contro la rivale che la interessavano ormai da più di un secolo.

Presente e futuro

Se l’Abbazia di San Michele alla Verruca è stata interessata, tra gli anni 1996 e 2003, da una delle più lunghe esperienze archeologiche dell’Italia Medievale, con conseguente produzione scientifica rilevante per la ricostruzione della vita sul nostro Monte Pisano nel periodo che corre tra l’epoca longobarda e la presa di Firenze, la Rocca della Verruca ancora soffre di un’attenzione simile. Attualmente proprietà privata e data in uso a scopo culturale all’Associazione Compagnia di Calci, che con propri mezzi ne cura il mantenimento e promuove la sua conoscenza attraverso interessanti passeggiate, la Rocca meriterebbe un’indagine archeologica approfondita che possa consentire quanto meno la lettura degli ambienti sotterranei e riconsegnarle quella dignità che, come memoria storica, rivendica dall’alto del suo dominio sulle Terre di Pisa. Questo è quantomeno ciò che le augura, e si augura, Monte Pisano per tal documento storico del nostro territorio.

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Bibliografia:

Alberti A., Il monastero di San Michele Arcangelo alla Verruca: una storia lunga mille anni.
Guida alla mostra, Felici Editore, 2005, Pisa.
AA.VV., La Rocca della Verruca: dossier. Associazione per la Rocca della Verruca, La Grafica
Pisana, 2005, Agnano Pisano.
Benvenuti G., La Rocca della Verruca e il sistema difensivo del Monte Pisano, Stamperia
Editoriale Pisana, 2004, Pisa.

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Elisabetta Malvaldi

Sono laureata in Scienze dei Beni Culturali, e la Storia dell’Arte è sorella dell’altra mia grande passione: viaggiare. Ho il privilegio di averne fatto, di entrambe, la mia professione: tour leader e consulente di viaggio, mi tengo in allenamento scrivendo di tanto in tanto qualche articolo su blog e riviste scientifiche. Per Montepisano ho il piacere di coniugare queste attività.