
Scopriamo insieme le grotte del Monte Pisano
Per quanto affascinante e variegato in superficie, il Monte Pisano lo è anche…di sotto!
Esso infatti ospita una moltitudine di grotte sotterranee, una più bella dell’altra, che gli studiosi hanno scoperto nel corso degli anni. Ad oggi sono state rinvenute sessanta grotte. Ma come si forma una grotta? E perché ce ne sono così tante sul Monte Pisano?
Le Grotte: conosciamole meglio
La maggior parte delle grotte deriva da un fenomeno naturale chiamato “carsismo”. Il principale agente che causa tutto questo è l’acqua meteorica. Esiste una roccia particolarmente suscettibile all’acqua piovana: il calcare. Tale roccia, costituita essenzialmente da carbonato di calcio, risulta da processi molto lenti di consolidamento di enormi quantità di resti di organismi acquatici marini. Possiamo dire che le origini delle rocce calcaree sono da cercare sott’acqua, in un viaggio a ritroso di diversi milioni di anni. Se le possiamo toccare e osservare oggi è a causa di fenomeni come il sollevamento di catene montuose che le hanno portate alla luce.
E’ buona prassi tra i geologi portare con sé, durante le uscite di campagna, una piccola boccetta contente acido cloridrico. Questo perché una roccia carbonatica reagirebbe a una goccia di acido innescando una reazione di effervescenza. Come si collega questo con il carsismo?
L’acqua piovana è leggermente acida per l’anidride carbonica contenuta in essa, raccolta in atmosfera e nel suolo; cadendo dal cielo, riesce a insinuarsi nelle fessure naturali tra un affioramento roccioso e l’altro, o filtrando attraverso suoli ricchi in materia organica, che la acidificano. Guidata dalla forza di gravità, penetra sottoterra e nel caso incontri una roccia carbonatica il contatto con essa comporta l’inizio di una reazione che conduce ad una alterazione chimica della roccia. Erodendo ed erodendo, per migliaia di anni, insinuandosi sempre più in profondità, vengono a crearsi naturalmente delle cavità caratterizzate da diverse profondità, estensioni e forme.
Cosa sono le stalattiti e le stalagmiti?

Grotta del Monticello – Agnano (Pi)
Le grotte sono spesso e volentieri rese ancora più particolari da quegli elementi che un po’ tutti abbiamo sentito nominare almeno una volta: stalattiti e stalagmiti, per esempio, sono solo alcune delle formazioni che possono rendere una grotta un luogo straordinario da visitare. Altre formazioni invece hanno nomi differenti, assegnatigli per ciò che ricordano: “drappeggi”, “colonne”, “perle di grotta”. Queste si vengono a formare perché quando la forza erosiva dell’acqua cessa, la sua azione di modellamento prosegue ma in diverso modo. Quando l’acqua rilascia l’anidride carbonica contenuta in essa, produce al contempo depositi di carbonato di calcio che possiamo ammirare sotto forma di cristalli di calcite o aragonite, entrambi minerali con la stessa composizione chimica. Questo avviene molto lentamente, letteralmente goccia dopo goccia, secondo un vero e proprio stillicidio. Nel tempo questo continuo depositare, strato dopo strato, dà origine a impressionanti concrezioni dalle imprevedibili e surrealistiche forme. Vi lasciamo alla fine dell’articolo qualche immagine per comprendere come una grotta carsica sembra più opera di un qualche visionario seguace del surrealismo piuttosto che opera dell’elemento acqua.
Le grotte del Monte Pisano
Torniamo al Monte Pisano, che si è visto nei secoli punto di interesse per molti studiosi di speleologia, la scienza che studia le cavità sotterranee.
Essendo il Monte costituito da estese formazioni calcaree, affioranti e non, non dovrebbe stupire il rinvenimento di così tante grotte. Chissà quante volte sarà capitato a qualcuno di camminare lungo un sentiero escursionistico e non essere a conoscenza del fatto che proprio sotto di lui si nascondeva una “stanza delle meraviglie” di una bellezza che fa commuovere, quasi come se le cavità più belle fossero proprio quelle più nascoste.
I primi studi speleologici risalgono già al Settecento e all’Ottocento da parte di studiosi legati all’Università di Pisa e interessati al non troppo lontano Monte.
Durante tutto il Novecento hanno avuto luogo esplorazioni più sistematiche e sulla loro scia proseguono ancora oggi interessanti escursioni ipogee che hanno lo scopo, forse ancora più importante della scoperta in sé, di proteggere e salvaguardare tali grotte da chi le vorrebbe depredare raccogliendone frammenti in grosse quantità o chi le riduce a meri cassonetti dell’immondizia.
Descriviamo qui di seguito solo alcune delle sessanta grotte presenti.
Grotta del Leone
Situata tra Asciano e Agnano, è così chiamata perché al suo centro si trova un grosso masso la cui morfologia ricorda quella di un leone. È costituita da un grosso salone principale al cui fondo è presente un piccolo laghetto. Viene ricordata per gli scavi archeologici condotti al suo interno dal 1947 fino agli anni ’70, che portarono alla scoperta di numerosi resti riconducibili a colonizzazioni fin dal Paleolitico Superiore. Inizialmente riparo per i cacciatori, funse poi da luogo di culto per comunità di agricoltori, divenendo infine luogo funerario per la numerosità di resti ossei presenti. Dopo la fine dell’Età del Rame la grotta ha continuato ad essere frequentata anche se più saltuariamente. Senza dubbio anche esemplari di fauna selvatica locale hanno fatto e fanno tutt’ora di questa grotta un ottimo riparo, come può esserlo stato per un’istrice i cui aculei sono stati ritrovati al suo interno.
Grotta del Leone – Agnano (Pi) Autore: Di Federigo Federighi – Opera propria, CC BY-SA 4.0
Buche delle Fate
Ci troviamo presso San Giuliano Terme, e proprio qui incontriamo il più esteso complesso ipogeo di tutto il Monte Pisano. Costituita da cinque cavità che successivamente si aprono in un unico salone, questa grotta vanta 185 metri di profondità.
Questa cavità è al centro di racconti folkloristici e di antiche leggende, che la vedevano originata da fenomeni vulcanici e non carsici per il vapore acqueo che fuoriusciva dalle sue aperture. Considerata quasi porta di passaggio per gli abissi della Terra, le narrazioni susseguitesi nel tempo parlavano di draghi e mostri mangiauomini residenti al suo interno.
Il medico e naturalista Giovanni Bianchi nel 1757 l’ha così descritta, all’interno di un trattato sui bagni di Pisa:
“il qual monte al di dentro è tutto scavato per una gran caverna, che in esso si ritrova, la quale ha sette, o otto aperture in varie parti del monte, le queli aperture sono chiamate volgarmente le Buche delle Fate, avendo questa caverna come una volta di pietra, la quale in molte parti s’è rotta, ed ha fatte quelle aperture, per le quali gettandovi qualche sasso questo rimbomba al di dentro, e risalta in varie maniere, e stenta alcuni secondi prima di fermarsi. Come siasi fatta questa gran caverna in questo monte non è cosa facile a spiegarsi, non essendoci all’intorno alcun vestigio di pietre arsicce, onde si potesse argomentare, che questa caverna fosse stata prodotta da un qualche Volcano, che ivi fosse stato.”
Buca di Castelmaggiore Grande
Quasi somigliante più a un pozzo che a una grotta, la Buca di Castelmaggiore Grande è una cavità dalla forma di tunnel posto in verticale. Tale tunnel scende sottoterra per una bellezza di 33 m e il tipo di conformazione la fa rientrare in quella categoria di grotte chiamate “abissi”, non a caso. Alla base c’è uno strato di detriti; si pensa che facesse parte di un complesso ipogeo molto più esteso che però venne ostruito nel tempo, per il fatto che il fenomeno carsico in quest’area del Monte è molto antico.
Grotta del Monticello
Si tratta, forse, della più bella e sconvolgente tra le grotte poste sotto la superficie del Monte.
L’ingresso ricade oggi all’interno di un terreno privato, che la tiene al sicuro da visite non autorizzate.
Al suo interno intere pareti di colonne saldate tra loro risuonano al tocco producendo note diverse. Vengono per tale ragione nominate “canne d’organo”. Piccoli specchi d’acqua cristallina si celano negli anfratti, spronandoti a scovarne degli altri. In ogni dove si aprono camere parallele, ora piccole ora grandi, contenenti concrezioni dalle forme straordinarie. Una stalattite in particolare, ubicata nella grossa anticamera principale, spicca sulle altre per essere particolarmente sottile, infatti è lunga 3 m circa con uno spessore di 1 cm. Dagli speleologi viene chiamata stalattite a “spaghetto”.
A causa di fenomeni tettonici come i terremoti, da cui è stata interessata la grotta, un’intera parete di concrezioni ha cambiato il proprio orientamento, passando da uno verticale a uno inclinato quasi orizzontalmente, in una situazione di “appoggio” su di un’altra parete. Un’infinità di stalattiti e stalagmiti dipartono dall’alto e dal basso, rispettivamente.
Strutture a drappeggio viste in controluce mostrano esse stesse il processo della loro formazione, quello stillicidio di cui abbiamo parlato prima, in cui la goccia d’acqua scorre su una volta inclinata depositando strato dopo strato cristalli di calcite.
Anche frammenti di stalattiti mostrano lo stesso processo che però a differenza del drappeggio non è avvenuto lungo una traiettoria inclinata ma più o meno retta. Se li si prende in mano e li si osserva si possono notare visibilmente gli anelli di deposizione, che ricordano in modo impressionante gli anelli di accrescimento del fusto di un albero. Solo al centro vi si trova una piccolissima fessura, segno del passaggio dell’acqua.
Grotta del Monticello – Agnano (Pi)