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Le orchidee del Monte Pisano

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Quando sentiamo parlare di orchidee, il più delle volte ci sopraggiungono alla mente immagini di piante ornamentali dai bellissimi fiori grandi e appariscenti; pensiamo alle orchidee tropicali oppure alle varietà ibride che troviamo nei vivai.
Poche persone in realtà sanno che l’Italia vanta la presenza di moltissime specie autoctone di orchidee selvatiche, che nascono spontanee e il cui numero si aggira attorno al centinaio. Queste crescono in svariati ambienti e presentano una sorprendente varietà di forme e colori.

Le Orchidee: conosciamole meglio

La parola orchidea ha una singolare etimologia: deriva dal termine greco órkhis, che significa “testicolo”, a indicare le forme semisferiche che costituiscono l’apparato radicale di alcune specie (come quelle appartenenti ai generi Orchis, Ophrys e Serapias). Le orchidee sono piante geofite, ovvero sopravvivono fino alla stagione successiva per mezzo di strutture poste al di sotto del terreno, chiamate bulbo-tuberi o rizo-tuberi, ingrossati perché contenenti sostanze di riserva: uno per sostentare la pianta che lo porta e l’altro per nutrire l’esemplare della stagione successiva. Possiamo però incontrare anche apparati radicali con forme non tondeggianti bensì digitate (Dactylorhiza, Gymnadenia), ramificate e così via. Anche in questo gruppo di piante si riscontra una grande variabilità negli apparati radicale, fogliare e fiorale, nelle strategie riproduttive e nell’approvvigionamento delle sostanze nutritive.

Il fiore dell’orchidea

Il fiore – la struttura che contiene gli organi riproduttori della pianta – è la parte più vistosa e attraente non solo per noi umani ma anche e soprattutto per gli impollinatori. L’elemento che più risulta evidente all’occhio è il labello. A prescindere dalla forma (lobato o meno che sia, con presenza di gibbosità e più o meno allungato), il labello si trova in questa posizione sporgente per un fenomeno particolare proprio delle Orchidaceae detto resupinazione – ovvero una torsione di 180 gradi del singolo fiore da sinistra verso destra – per cui esso si orienterà verso il basso in modo tale da costituire una “pista d’atterraggio” perfetta per gli impollinatori.

La riproduzione delle orchidee

Come avviene la riproduzione? Gli animali impollinatori, per la maggior parte insetti, sono attratti da sostanze zuccherine presenti nel fiore come il nettare o la melata (quest’ultima prodotta da minuscoli insetti chiamati afidi) oppure tramite una vera e propria “pubblicità ingannevole”: nel corso dell’evoluzione, il labello di certe specie di orchidee si è modificato arrivando ad assomigliare visivamente all’esemplare femmina di alcuni insetti ed emettendo addirittura molecole odorose che ricordano i feromoni femminili di quella determinata specie. Il maschio impollinatore così attirato tenterà un accoppiamento (pseudo-copula) che lo porterà a riempirsi a sua insaputa di polline e successivamente a trasportarlo nell’ambiente circostante.
Le orchidee, come abbiamo già accennato, si trovano allo stato spontaneo in una molteplice varietà di ambienti, dai prati umidi ai pascoli aperti, dalla calda macchia mediterranea al fresco sottobosco delle Alpi.
Anche sul Monte Pisano hanno saputo colonizzare questo ampio spettro ambientale. Le specie di orchidee spontanee presenti sul Monte sono all’incirca 40 e di queste ricordiamo ad esempio il bellissimo fior di ragno (Ophrys sphegodes), l’orchidea maculata (Dactylorhiza maculata) dalle foglie punteggiate a macchia di leopardo, la serapide lingua (Serapias lingua) e l’orchidea nido d’uccello (Neottia nidus-avis), priva di clorofilla e per questo in relazione simbiotica con un fungo da cui trae i nutrienti necessari.

Le orchidee nella cultura popolare

Grazie alla loro appariscenza e alla singolarità delle forme, le orchidee sono divenute nel tempo protagoniste di innumerevoli miti e leggende appartenenti alle culture di tutto il mondo, dall’Europa all’Asia, dall’Oceania all’America Latina. In epoca vittoriana, l’ossessività crescente per questo fiore era così elevata da aver dato origine al fenomeno dell’ Orchidelirium o Orchid fever. Per la lettura di alcuni di questi racconti rimandiamo al testo dello studioso di orchidee Jacopo Calevo, dal titolo Orchis in fabula. Miti e leggende sulle piante più diffuse al mondo.

Una meraviglia della natura da proteggere

La bellezza delle orchidee selvatiche purtroppo rappresenta il loro stesso pericolo. È bene sapere che tutte le specie di orchidee presenti sul territorio nazionale sono protette a livello legislativo, quindi la loro raccolta è severamente proibita. Questo perché oggigiorno si ritrovano criticamente minacciate a causa di diversi fattori, tra cui la raccolta indiscriminata. La cultura del “lo lascio lì dove si trova” non fa ancora parte della nostra società, abituati come siamo a prenderci ciò che vogliamo. Il lato positivo è che questa cultura può essere trasmessa tramite l’educazione al rispetto. Un’orchidea è un individuo vegetale con funzioni metaboliche, un ciclo di vita da portare a termine e al contempo un compito molto impegnativo e dai costi energetici elevati, ovvero la garanzia di perpetuazione della specie alla stagione successiva. Soprattutto, un’orchidea è più bella se ammirata lì dove l’abbiamo incontrata, nel suo ambiente naturale. È un piccolo gioiello che possiamo portare a casa come ricordo nella nostra memoria o tramite una fotografia. Un’orchidea è più bella quando è viva e dunque quando non viene strappata dal terreno.
Un altro fattore di minaccia è dato dalle attività di scavo degli ungulati selvatici, che possono arrecare danni alla vegetazione. La loro consistente presenza è a propria volta effetto di gravi squilibri ecologici dovuti a pratiche venatorie non conformi e a un numero ancora troppo basso di predatori che hanno naturalmente una fondamentale funzione di contenimento.
Infine, anche le pratiche urbane di taglio dei prati, laddove presenti, e la pulizia delle aiuole, che purtroppo possono significare “pulizia” a livello ecologico, equivalgono a perdita di biodiversità e diminuzione della presenza imprescindibile di impollinatori, necessari alla nostra stessa sopravvivenza. Le orchidee spontanee crescono infatti anche nelle nostre città, come sulle mura di Lucca, e quale immenso valore aggiunto costituirebbero se lasciate crescere indisturbate! Fortunatamente ci sono organizzazioni che si occupano di conservare attivamente questi splendidi ed eleganti abitanti di aree naturali e urbane, come la fondazione per la tutela delle orchidee spontanee d’Italia Giros.
Il patrimonio rappresentato dalle nostre orchidee spontanee è un vanto naturalistico, ed è anche nostro compito prendercene cura.

Fonti

– Orchis in fabula. Miti e leggende sulle piante più diffuse al mondo, Jacopo Calevo, illustrazioni di Alessandro Infuso
– I tesori del Monte Pisano. Le piante e i funghi, Vol. II, Sorbi S.&Scaglia P., Pacini Editore, 2013
– La flora vascolare del Monte Pisano (Toscana nord-occidentale), Pierini B., Garbari F., L. Peruzzi, Informatore Botanico Italiano, 41 (2) 147-213, 2009

Sitografia

– https://www.msn.unipi.it/it/sos-museo/le-orchidee-del-monte-pisano/
– http://www.giros.it/main.htm

 

 

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Margherita Bianchi

Ciao, il mio nome è Margherita e sono una Naturalista. Fin da bambina ho nutrito un grande amore per la natura e con il tempo è sorto in me il desiderio di contribuire alla sua protezione. Mi sto attualmente specializzando in Conservazione ed Evoluzione presso l’Università di Pisa. Amo la scrittura come forma di espressione personale; mi piace attraverso di essa parlare di ciò che vedo da una prospettiva sia scientifica che personale. Spero con i miei articoli di accendere una scintilla di fascinazione per l’incredibile varietà di esseri che ci circonda e di far comprendere l’importanza della loro salvaguardia.